Se c’è un genere musicale che incarna lo spirito di questa era iperconnessa, è l’hyperpop. Nato dall’unione tra la musica elettronica, il pop più innovativo e una buona dose di caos creativo, l’hyperpop è molto più di un semplice suono: è un’estetica, una filosofia, e soprattutto una tendenza che sta trasformando il panorama culturale globale.
Cosa succede quando si combinano beat futuristici, voci distorte e testi che trattano temi come l’alienazione digitale e la ricerca della libertà personale? Si crea una miscela sonora potente, capace di disorientare qualsiasi algoritmo. Artisti come 100 gecs, Charli XCX e SOPHIE (la pioniera indiscussa del genere) hanno fatto dell’hyperpop una vera e propria rivoluzione culturale. Non è solo musica da ascoltare, ma da vivere nel profondo, come un glitch nel sistema che ti obbliga a riconsiderare tutto.
La fusione non riguarda solo la musica, ma ha contaminato anche la moda e l’estetica visiva. Neon, glitter, eccessi degli anni 2000 e un mix volutamente kitsch di Y2K e futurismo dominano la scena. I look degli artisti e dei fan comunicano un messaggio forte: siamo liberi di essere chi vogliamo, anche (e soprattutto) al di fuori dei canoni tradizionali.
Grandi marchi stanno già attingendo a questa cultura per le loro collezioni, mentre piattaforme come TikTok amplificano la tendenza, con milioni di video in cui i creatori esprimono la loro identità attraverso questo genere musicale.
L’hyperpop ha trovato il suo terreno di crescita ideale nella Gen Z, la generazione che ha maggiore facilità nell’ibridare generi, stili e perfino identità. Questa musica è la colonna sonora di un’epoca in cui i confini tra reale e digitale sono sempre più sfumati, e l’autenticità emerge nei luoghi più inaspettati.
Non sorprende che le piattaforme digitali siano diventate il regno naturale del genere: Spotify ha playlist dedicate, mentre TikTok è il palcoscenico dove canzoni come “Money Machine” dei 100 gecs diventano virali in poche ore.
Ma l’evoluzione dell’hyperpop non si ferma qui. Con l’introduzione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale, nuove tecniche di produzione e un pubblico sempre più desideroso di esperienze immersive, il genere è destinato a diventare ancora più sperimentale e interattivo. Gli artisti stanno già esplorando concerti virtuali nel metaverso e remix generati dall’AI, portando la creatività a livelli mai esplorati prima.